Archivio degli articoli con tag: Osvaldo Amari

Nel mese di febbraio 2014 il Cantiere di Letteratura Notturna ha scritto le avventure del doppiatore Arturo Mela alle prese con il doppiaggio di fiction e telenovelas. Arturo è il personaggio collettivo protagonista della nuova stagione del Cantiere e del progetto “Un libro in cantiere”, in collaborazione con Gorilla Sapiens Edizioni.

Ecco alcuni estratti dai racconti e alcune immagini (di Osvaldo Amari) del reading del 26 febbraio.

_MG_7828Da Su Rosendo non si può di Patrizia Berlicchi

– Dime che è uno dei tuoi scherzi estupidi Arturo, che oltretutto non me divertono per niente!
– Consuelo, è lavoro, lo capisci? Si tratta della mia, anzi, della nostra sopravvivenza: cose di nessun conto come l’affitto, la spesa , il tuo salario…
– Il mio cosa?!
– Vabbè, hai capito perfettamente…
– Oh, sì che ho capito! Hai la faccia tosta di dare la tua voz melensa a Rosendo Garcia, el protagonista assoluto de Paradiso mexicano! Ma come hai potuto farme questo?
– Consuelo, non ti permetto di offendermi così: sono un professionista io, e anche molto apprezzato!
– Ma fammi il piacere! Es como profanar un altare! Seguo Paradiso mexicano da quando ero una niña; Rosendo es el mio eroe: forte, impavido, bello como un dio greco, e ora vuoi che io me rassegni all’idea che abbia la tua voce? Sarai pure un professionista, ma el tuo talento es più che valorizado con i pannoloni Superlady, che invece hai schifato, lo scorso mese. Si capisce: il nostro professionista non può abasarse a doppiare una mutanda asciutta e soddisfatta, lui deve misurarse con il mio attore preferito!

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Da I Garcia Torres di Alice

E che cazzo, Arturo, sei un vecchio solo che si accompagna ad amicizie occasionali per far scendere meglio il rhum tra chiacchiere sterili. Sei uno sfigato di mezza età che vive con una donna che viene pagata per vivere con te. Ma che poi, mezza età? Che definizione di merda. Che poi la gente verso i cinquanta si crede davvero di essere al giro di boa che sta perfettamente a metà tra nascita e morte? Cioè, ci basiamo su una media aritmetica per definire una fascia di età? E dove li mettiamo i pesi a ponderarla? Tipo se uno fa uso di droghe portoricane da anni, se uno viene giornalmente annientato nella propria autostima da doppiaggi di televendite di cose inutili che manco uno riconosce a che cosa servono quando il tizio le tiene in mano e si sbraccia per descriverle? Ecco, siamo una società di mezze seghe, di mezza età con mezze relazioni qua è là.

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Da Di come Graziani aiutò Arturo a superare le sue superstizioni di Massimo Eternauta

– Arturo, sto per darti una grande notizia, una parte importante per la quale occorrerebbero capacità istrioniche. Non sono sicuro se di te mi posso fidare ma per questa vota fidiamoci.
Graziani era un fanatico di Febbre da cavallo e ne ripeteva le battute quasi a ogni sua frase in un vero e proprio tormentone. D’altronde, affermava, non esisteva una sola situazione nella vita che non si sarebbe potuta commentare prendendo a prestito una frase da quel film.
Ora doveva convincere Arturo a doppiare Bridge: l’assoluto protagonista della più celebre soap opera di tutti i tempi, la telenovela che da trentacinque anni stracciava tutti gli indici di ascolto in ogni angolo del pianeta.
Detto così, a una persona estranea al mondo del doppiaggio, potrebbe sembrare strano dover convincere qualcuno a prestare la propria voce a un personaggio tanto importante e longevo, fatto sta – tra i doppiatori era universalmente risaputo – Bridge portava sfiga.
Erano almeno duecento, a ogni latitudine, le voci che si erano succedute a causa di morti che definire naturali sarebbe mistificazione. Per esempio l’ultimo doppiatore italiano di Bridge era stato strangolato da una piovra nel centro di Parigi e si potevano annoverare, per gli altri, strani incidenti aerei, trombe d’aria, bombole del gas et similia. Per farla breve, nell’ambiente dei doppiatori, quando si nominava Bridge tutti si toccavano, platealmente. Anche le donne.
– Bridge! Arturo! Il personaggio più famoso al mondo! Mi dovrai ringraziare – disse Graziani come se fosse lui il primo a doversene convincere.
– Il suo doppiatore storico è andato in pensione…
– È morto – lo interruppe Arturo.

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Da Danke mutti di Anna Chiara Maccari

– Sai, la morte si supera. Voglio dire, non la tua, quella degli altri. Quando morì tuo padre tutte le mie amiche vedove mi dicevano di non angustiarmi. Dicevano che la scomparsa di un marito è come una grande botta al gomito, fa tanto male da piangere ma poi passa subito!
– Tuo figlio è morto.
– Non dire cosí… – apre e chiude freneticamente le ante degli armadi – a tutto c’è rimedio, col computer si fa tutto, magari trovano il modo di farti resuscitare usando vecchie immagini, potrebbero scoprire che hai un gemello eterozigota in Brasile con la stessa voce. Oppure ricorrere al vecchio trucco. Hai capito quale? Il personaggio ha un terribile incidente stradale e lo sottopongono a una chirurgia plastica che gli cambia i connotati. E lì voilà! Lo sostituiscono con un altro attore. L’hanno fatto anche a Beautiful 10 anni fa. Funziona, c’è il precedente!

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Da Cuore di Fuoco di Patrizio D’Amico

Così accadde, in maniera molto naturale, che Arturo si innamorò. Saliva le scale della metro, evitando come sempre quelle mobili perché troppo affollate. Nella direzione opposta scendeva immobile, perché in piedi sulle scale mobili, una donna che ad Arturo tolse il fiato. Occhi azzurri profondi volto roseo circondato da capelli rosso fuoco. Arturo si voltò di colpo e cominciò a scendere le scale che prima saliva, la raggiunse, le parlò. Fu tutto naturale. Nel giro di dieci minuti era innamorato, e aveva le frasi giuste da sussurrarle all’orecchio.
– Arturo.
– Che c’è, Consuelo?
– Arturo, ma mira bene la giovane. Es un…
– Uno splendore, non trovi anche tu Consuelo?
– In verdad es un…
– Un fiore raro, in un campo di inutili margherite.

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Da Action Viragos di Davide Predosin

– Sono pazza del suo scarno torace, ingegner Silloge, ma soprattutto delle sue mani: quadrate e vivaci come grossi francobolli francesi. 
– Florencia Livida…
– No Ingegnere, se vuole mantenere le distanze, perché teme un legame che, è sicuro, la soffocherebbe, la prego di non trascurare il mio matronimico. Foss’anche solo per dirmi, “Florencia Livida Aalinova, se ne esca all’istante dal mio stambugio e non vi faccia mai più ritorno”.
– Non sia così drammatica! I nostri sono pur sempre i migliori amplessi dai tempi di Gigi Rizzi e Ted Kennedy… non le permetterò di guastarci la festa.

Ma è terribile! – sbotta Consuelo scandalizzata, ridendo.
Devo memorizzarlo, Consuelo, fammi la Aalinova ancora dieci minuti.
Dame el copione. Com’è? Bella, esta Aalinova?
– Un tipo fa Arturo indicando la copertina di un giornale scandalistico in cui una donna di due metri con i capelli ricci posa tra le braccia di Scotty Pippen, glorioso difensore dei Chicago Bulls.

Nel mese di dicembre 2013 il Cantiere di Letteratura Notturna ha scritto le avventure del doppiatore Arturo Mela alle prese con il doppiaggio di film a luci rosse. Arturo è il personaggio collettivo protagonista della nuova stagione del Cantiere e del progetto “Un libro in cantiere”, in collaborazione con Gorilla Sapiens Edizioni.

Ecco alcuni estratti dai racconti e alcune immagini (di Osvaldo Amari) del reading del 22 dicembre, tenutosi durante la serata conclusiva del Culturino Mercatale 2013.

_MG_7532Da J. P. non scriveva solo stupide poesie d’amore di Gorilla 1

– E lei comincia a urlare “Prévert! Cet amour! Cet amour! Prévert!”
– Ma chi, lo spacciatore?
– Ma quale spacciatore, di che stai parlando? Il poeta!
– Ma che poeta, di che stai parlando?
– Allora te lo spiego un’altra volta, ogni volta che lei…

Viene a trovarsi sempre nella stessa situazione. Lei bellissima, seducente, pronta. E lui lì attonito, non riesce a spiccicare parola.
– Devi solo fare dei versi, Mela. Che ti prende?
Il direttore del doppiaggio stavolta è un tipo elegante. Del resto si tratta di porno francese, per forza deve essere raffinato.
– Tu leggi troppi romanzi d’amore –, gli dice dopo un po’, con un sospiro di comprensione.
– No, è che lei… – comincia Arturo, riprendendosi dallo stato catatonico. – Lei è diversa dalle altre. È una vera artista. O meglio, ha un’anima d’artista, non credi? Questa cosa della poesia poi…
– Eh la poesia, la poesia! Sapessi quanti ne ha tirati su… di soldi con questa storia. Ha creato un sottogenere, un gusto di nicchia –, continua quasi borbottando tra sé e sé. – E tutto solo perché ogni volta che…

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Da Di come Arturo si fece riconoscere da tutti di Massimo Eternauta

La Ultraphono occupava un palazzo di dieci piani, sotterranei compresi, grande quanto un isolato e per il momento lui non era andato oltre il piano terra. Prese l’ascensore e scese allo stesso piano dell’unica persona che era salita con lui e scelse la direzione opposta a quella presa da quest’unica persona che era salita con lui. La sinistra.
La sinistra la prese lui, non la persona che era salita con lui.
Alla prima porta aperta si infilò di profilo e chiese dove si trovassero gli studi di ripresa dei film porno – disse proprio porno – e che lui era un attore e che si era perso, però non gli rispose nessuno perché in quella stanza con la porta aperta non c’era nessuno.

_MG_7495Da La bella addormentata su Fosco di Patrizia Berlicchi

Arturo era seduto al tavolo del cucinino da un tempo indefinito, immobile davanti alla tazza della colazione piena di rum, la sigaretta accesa abbandonata sul posacenere e lo sguardo intento a contemplare “cose che voi umani…”. L’arrivo di Consuelo, di ritorno dal supermercato, lo distolse dai suoi tormentati pensieri.
– Tra un poco si cena; como te salta in mente de bere esta mierda?!
– Non mi scassare, Consuelo, e soprattutto non trattarmi come se avessi sei anni. Non ho fame stasera.
– Que pasa? Coraggio, lo so che hai combinato qualche casino.
– Ma di che casino vai blaterando?
Solo allora Consuelo si accorse della pila di fogli in fondo al tavolo, seminascosta da tabacco, cartine e accessori vari dedicati al vizio.
– Quello es el nostro proximo stipendio?
– Manco se m’ammazzano! Stavolta hanno passato il limite. Sono un professionista, io. Mi sono dimostrato all’altezza di qualsiasi ruolo: ho doppiato senza battere ciglio un acaro schifoso, un mago scemo, un morto, uno struzzo sfigato e persino un comodino, e l’ho fatto senza mai scompormi, con la serietà e la dedizione che mi contraddistinguono… questo lo sanno molto bene i signori della Fonourbis! E ora cosa fanno, per ringraziarmi?
Arturo afferrò la risma di fogli e la scaraventò per terra, proprio sulla grossa busta della spesa di Consuelo.
– Che cosa c’è che non va esta vez?
– C’è che La bella addormentata su Fosco non avrà la mia voce.

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Da Arturo Mela doppiatore di Maurizio Ponziani

“Mi sentirei più utile se facessi un numero di mimo alla radio… e poi tutta questa pornografia, più che liberazione sessuale, mi sembra l’altra faccia del moralismo perbenista. Quasi quasi, mando affanculo tutti e me ne vado. Sì sì, me ne vado a spasso. Mi spupazzo un bel gelato, e poi me ne vado in libreria. Ho proprio bisogno di leggere una bella storia d’amore.”
Invece restò. Lavorò. Doppiò. Guadagnò.
Di amore là non ce n’era. Si intristì e alienò.

_MG_7673Da Arturo Mela e bei porno andati di Davide Predosin

– Come sta?
– Meglio, ma è ancora sotto shock – risponde il medico scrutando con una pila le pupille di Arturo; pallido, gli occhi sbarrati rivolti al soffitto.
– Ma come è possibile? Un uomo adulto, anche se solo, deve pur aver visto… almeno una volta… con gli amici… – osserva il regista incredulo.
– Ah certo! Gli faccio da balia ormai da quasi dieci anni.  Ma è abituato, secondo me, alla pornografia degli anni ’80, vezzosa, manierista, barocca.
– Sembra informata – osserva il regista guardando più attentamente Consuelo.
– Be’ adesso ho una certa età… ma…
– Non dica così! Lei è giovane!
Arturo scatta come un cobra, afferra il regista per il collo e gli intima: – La smetta di insidiare la mia governante – quindi molla la presa e si stende di nuovo come se nulla fosse.

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Da Popeye, Popeye! di Marco Lipford

Dopo cinque minuti Arturo sudava ed era già visibilmente eccitato, ma non per quanto andava avanti sullo schermo. Nella solitudine di casa sua Arturo avrebbe certo seguito il film rapito, ma quella sera, lì in sala, era diverso: non avrebbe mai immaginato di quali urla repentine, di quali gemiti felini fosse capace Lisetta. La sentiva persino attraverso la cuffia! E lui, nella parte del datore di lavoro, trovava la situazione dir poco inebriante, un contrappasso al contrario: era un parziale risarcimento di tutte le volte che aveva dovuto pagarle il pranzo; o delle volte che lo umiliava davanti ai colleghi per un attacco sbagliato. Il direttore del doppiaggio a fine sessione si complimentò.
– Ottimo lavoro Mela, si vede che lei è un esperto in materia.
Al che Arturo rispose:
– Be’, l’arte amatoria in effetti tira fuori il meglio di me…
– Ma no, intendevo di filmini a luci rosse! – rettificò l’altro, e li salutò.
Negli occhi di Lisetta c’era uno stupore compiaciuto.
– Ma sei stato bravissimo! Dai, andiamo a mangiare una cosa, offro io.

_MG_7487Da Di come Arturo trovò un ottimo contratto e si rovinò la vita di Massimo Eternauta

Erano poche le cose che Arturo avrebbe scambiato con il piacere di stare rilassato sulla sua vecchia e comoda poltrona fumando un Montecristo Tubos n. 3, con il pensiero libero di vagare sul  prossimo lavoro e sulle opportunità che questo gli offriva.
Si trattava di un film pornografico di produzione indiana destinato al mercato occidentale, dato che sul mercato interno il produttore e tutti gli attori avrebbero rischiato la pena di morte solo a parlarne.
Graziani, il direttore del doppiaggio, gli aveva parlato di una produzione in grande stile dove non si era badato a spese.
– Pensi – gli aveva detto – ci sono perfino degli attori che non sono coinvolti nelle scene erotiche, un vero spreco di denaro. Lei interpreterà uno di questi, niente mugolii, dunque, ma vere e proprie frasi che fanno da collante a tutto lo svolgersi del racconto – e quasi non riuscisse a credere alle sue stesse parole aggiunse: – in questo film c’è addirittura una trama!
Poi, dato che ancora non era riuscito a suscitare l’entusiasmo di Arturo, di cui erano evidenti delusione e perplessità, il direttore aveva tirato fuori il suo asso nella manica.
– Questo film – gli disse – è finanziato, con fondi neri, dal ministero per la salute degli indiani all’estero. Come noterà gli interpreti sono tutti ipodotati.
– E questo cosa c’entra? – chiese Arturo in un guizzo d’interesse.