di Patrizio D’Amico

Fino a qualche tempo fa ero io il suo unico amore, sempre pronto a lei e alle sue voglie più fantasiose. Accarezzavo lento le labbra della sua fica e mi tuffavo sul suo clitoride. Mi amava con passione, bagnandomi tutto. Ogni notte il nostro rito d’amore si ripeteva e io la portavo sempre all’orgasmo.
Orgasmi spesso multipli. Orgasmi silenziosi, per non farci sentire dai vicini. Orgasmi intensi, soffocati dalla mano di lei che si premeva il palmo sulle labbra, o si succhiava le dita, continuando a godere di me, lì, in mezzo alle sue gambe. Ogni notte facevamo l’amore, e non di rado anche la mattina dopo il suo risveglio, prima che uscisse per andare a lavoro.
Poi, un giorno, tutto finì. La colpa la attribuisco a quell’altro. L’ho visto solo una volta, di sfuggita: magrolino, capelli di un biondo slavato, faccia da idiota. Non lo ama. E poi, li sento quando fanno l’amore: lui viene sempre troppo presto e fa un rumore infernale con i suoi mugugni da cavernicolo. A volte spinge troppo con il bacino; lo so perché non di rado la sento sussurrare “ahia” mentre il letto sbatte ripetutamente contro il muro.
Io invece non mi ammoscio mai, e so essere discreto.
Sono sicuro che lei preferisca me, a lui e al suo cazzo di carne.

La solitudine del dildo d’argento

Quell’unica volta che lo vidi, fu perché lei aprì l’ultimo cassetto del comò e mi tirò fuori, mostrandomi a lui con un sottile e voglioso imbarazzo. Ma quell’incontro andò male: manco fossi stato un pezzo di escremento maleodorante, lui sobbalzò e urlò di gettarmi via, che a me, tra di loro, non mi ci voleva. La mattina seguente, ricordo lei che mi prese con fare svelto, dimenticandosi di tutte le ore passate insieme in un groviglio di liquidi e sfregamenti. Mi ripose nella mia confezione per poi infilarmi nel ripiano alto dell’armadio, tra la scatola del MacBook e quella del Trivial Pursuit.
Da quella volta continuo a sentirli fare l’amore ogni notte, o quasi. Ma aspetto, senza gelosia, in attesa che si stufi di lui e che mi riaccolga tra le sue gambe. O che perlomeno cambi amante, trovandone uno che sappia apprezzare anche le mie doti.