di Guido Lamonaca

Ho trovato un volume in biblioteca. Era fuori posto, stava nella sezione manuali di termodinamica e fisica vettoriale, tutti libri che non leggerei mai, neanche con una pistola puntata sulla tempia. Ma questo è diverso. Così per ingannare il tempo ho cominciato a sfogliarlo. Il titolo, 101 modi di ridere senza muovere la bocca, sembrava interessante.
La mia attenzione è stata subito catturata dalla figura a pagina 15 in cui è disegnata una macchina che, posta intorno alla testa di un uomo, tipo ghigliottina, con un complicato sistema di ganci tesi a imbracare capo e collo, avrebbe impedito a chiunque di muovere qualsiasi muscolo posto al di sotto del cuoio capelluto.
– Strumento piuttosto efficace – Ho esclamato a voce alta subito zittito da un signore che siede dietro di me, intento a leggere non so cosa.
A pagina 72 trovo la descrizione del modo n. 90 di ridere senza muovere la bocca: «Per evitare che alla lettura di una barzelletta o di una freddura possiate scoppiare in una fragorosa risata che vi faccia apparire come emotivamente debole o di umore instabile provate questa tecnica laddove le precedenti abbiano fallito. Concentratevi su un fatto spiacevole che vi è accaduto e tenetelo bene a mente. Appena parte la barzelletta, prima dell’effetto comico, richiamate alla memoria il suddetto fatto e ripassatelo finché la barzelletta non finisce. Questo impedirà sicuramente alla vostra bocca di assumere quella forma sgraziata e priva di armonia che è il sorriso. Per evitare movimenti repentini della bocca verso il basso e mantenere le mascelle serrate in equilibrio provate a dosare con il giusto mix memoria del fatto spiacevole e apprezzamento della barzelletta.»
In tutta franchezza credo che questo metodo sia abbastanza efficace, ma per quanto mi riguarda, l’unico fatto spiacevole che mi viene in mente è quando provai a fare il bagno alla mia tartarughina usando il sapone dei piatti concentrato, povera Ninja. Ripensandoci mi viene proprio da ridere e non mi trattengo. Il signore dietro di me dà chiari segnali di insofferenza e mi sibila un “non si ride in biblioteca” di cui io neanche mi curo e continuo a sfogliare il libro con sempre maggiore interesse.
A pagina 85 trovo il modo n. 100 di ridere senza muovere la bocca : «Per evitare che il vostro riso sguaiato possa contagiare gli altri e diffondere quell’agitazione che porta molti di voi a muoversi disordinatamente e senza ragione, seguite questo consiglio anche qualora abbiate trovato giovamento con le tecniche precedenti. Prima e durante la lettura di una barzelletta iniziate a masticare due chili di limoni di Sicilia (va bene anche il succo purché non inferiore a mezzo litro). Questo provocherà in bocca un’esplosione di asprezza tale da far battere in ritirata qualsiasi proponimento al riso. Nota bene: con questa tecnica purtroppo sono stati rilevati frequenti casi in cui la bocca, pur non manifestando l’ampiezza di un sorriso, si chiude in se stessa fino ad assumere la forma di una O molto stretta, quasi fosse un bacio. Per evitare tale movimento passate al metodo successivo.»
Alla lettura di queste parole segue un’altra risata subito tagliata da quella frase “Non si ride in biblioteca” ripetuta dal solito tizio dietro di me. Mi giro e gli faccio un cenno con la testa e con il dito medio alzato. Poi vado avanti a leggere.
«Modo n. 101 di ridere senza muovere la bocca. Qualora la vostra bocca continui ancora a muoversi lievemente dopo barzellette e altre amenità nonostante le tecniche seguite finora con tenacia e scrupolo passate alla presente metodologia. Alcuni giorni prima del racconto della barzelletta o di altro aneddoto che possa generare un facile riso, procuratevi il numero di telefono della Anonima Sequestri. Negoziate con questi Signori il vostro rapimento. Quindi fissate come giorno e ora del sequestro lo stesso in cui presumibilmente vi racconteranno la barzelletta o l’aneddoto. La prima cosa che faranno i vostri rapitori sarà quella di chiudervi la bocca con un resistente scotch da imballaggio. Questo impedirà alla stessa di muoversi, ridere ed emettere qualsiasi suono, vocali e consonanti incluse, a eccezione di una flebile emme che però, temo, nessuno potrà sentire.»
Non faccio in tempo a finire di leggere e ridere, perché oramai lettura e riso sono diventate un’unica cosa, che un manuale di filosofia comparata mi colpisce tra capo e collo. Mi volto e vedo il tizio di prima, che senza neanche avermi avvertito con la sua frase “Non si ride in biblioteca”, è pronto a tirarmi un altro volume di indubbio spessore filosofico. Allora prendo il libro che ho in mano e con un lancio dritto e ben calibrato lo colpisco in fronte. Il tizio si accascia al suolo. Subito gli salto addosso, gli strappo dalle mani il volume e glielo ficco in bocca, con tutta la copertina, i ringraziamenti e le fonti bibliografiche ed esclamo :
– Modo n. 102 di ridere senza muovere la bocca, sì quella tua, imbecille! Ah, ah ah!

Abbiamo trasmesso la lettura dei sacri testi. Dal libro dei proverbi (versetto 5, capoverso 1): Ride bene chi ride ultimo.